- sai ma', avrò avuto undici dodici anni e mi ricordo di aver avuto la sensazione che tu volessi andartene via.
Lei mi guarda, ed il muro della sua perenne severità crolla, dopo tanti anni.
Continuo - l'ho sempre saputo che non ce la facevi più, ma che restavi per tenerci uniti. Non dicevo niente perché facendo finta di niente tutto andava avanti uguale e voi eravate sempre lì. Sono cresciuta sapendo che non sei stata felice per la maggior parte della tua vita.
Osserviamo in silenzio Alberto che ci sorride, e mentre gli metto il borotalco gli si rizza il pisello e ci viene da ridere. - è proprio un ometto.
Io e Paolo abbiamo deciso di avere una bambina. Dovremo mettere la X sul sesso stavolta.
Con questo tipo di inseminazione artificiale vengono fuori principalmente maschi.
- poi papà aveva avuto il cancro e tu ti sei dedicata a lui tutto il tempo.
Andavamo avanti e indietro dall'ospedale per la chemioterapia.
Io credevo che la chemioterapia fosse una cosa complicatissima, fatta con macchinari sofisticati e pericolosi. Invece si trattava solo di flebo, decine di flebo. Lui usciva e stava benissimo, come se gli avessero iniettato il siero della vita eterna, invece dentro moriva.
- Voleva andare a caccia, ti ricordi ma'?
Mettiamo Alberto nella culla e ci sediamo sugli sgabelli in cucina.
E' tutto nuovo, la casa è nuova. Paolo ha ottenuto un posto da dirigente e quasi immediatamente grazie ai mutui agevolati per i dipendenti della Banca abbiamo comprato questo appartamento di centocinquanta metri quadri su due piani. E' troppo grande per noi, ci sono angoli bui in cui nessuno metterà mai piede.
Faccio mezzo bicchiere d'acqua a mo' di posacenere e dal primo cassetto tiro fuori il pacchetto mezzo pieno di Diana light. E' il nostro piccolo peccato da casalinghe disperate, la sigaretta della sera.
Lei è arrabbiata con me perché ha scoperto di Luca.
Ma io sono una buona madre e una buona moglie e diavolo questo è il prezzo che paghiamo, come si fa ad essere fedeli per una vita intera. Luca ha ventitre anni e non sa niente della vita, scopiamo e poi lo carezzo affettuosamente.
Voglio bene a Paolo, e gli sono grata di quello che fa per noi. Adoro aspettarlo la sera, scherzare con lui. Amo il nostro vocabolario familiare. Se questo non è amore allora cos'é l'amore.
- Dovresti darci un taglio, dice lei.
- Non sono affari tuoi.
- Sono sempre tua madre.
Sarà sempre mia madre. Come papà sarà sempre mio padre.
Ricordo l'immagine della porta del cimitero, un grande muro, alto, circondato di sterpaglie bruciate dal sole. La porta gotica con la grande croce al centro, le due piccole finestre sbarrate simmetriche, l'aria immobile nel pomeriggio di Agosto. Ci sono tombe singole e tombe in gruppo, nessuna aveva la terra smossa davanti.
Alcune avevano edera sulla pietra, altre foto in bianco e nero.
Papà quel giorno aveva solo calce intorno ad una lastra non incisa, in alto, sopra altre persone morte.
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Lei mi guarda, ed il muro della sua perenne severità crolla, dopo tanti anni.
Continuo - l'ho sempre saputo che non ce la facevi più, ma che restavi per tenerci uniti. Non dicevo niente perché facendo finta di niente tutto andava avanti uguale e voi eravate sempre lì. Sono cresciuta sapendo che non sei stata felice per la maggior parte della tua vita.
Osserviamo in silenzio Alberto che ci sorride, e mentre gli metto il borotalco gli si rizza il pisello e ci viene da ridere. - è proprio un ometto.
Io e Paolo abbiamo deciso di avere una bambina. Dovremo mettere la X sul sesso stavolta.
Con questo tipo di inseminazione artificiale vengono fuori principalmente maschi.
- poi papà aveva avuto il cancro e tu ti sei dedicata a lui tutto il tempo.
Andavamo avanti e indietro dall'ospedale per la chemioterapia.
Io credevo che la chemioterapia fosse una cosa complicatissima, fatta con macchinari sofisticati e pericolosi. Invece si trattava solo di flebo, decine di flebo. Lui usciva e stava benissimo, come se gli avessero iniettato il siero della vita eterna, invece dentro moriva.
- Voleva andare a caccia, ti ricordi ma'?
Mettiamo Alberto nella culla e ci sediamo sugli sgabelli in cucina.
E' tutto nuovo, la casa è nuova. Paolo ha ottenuto un posto da dirigente e quasi immediatamente grazie ai mutui agevolati per i dipendenti della Banca abbiamo comprato questo appartamento di centocinquanta metri quadri su due piani. E' troppo grande per noi, ci sono angoli bui in cui nessuno metterà mai piede.
Faccio mezzo bicchiere d'acqua a mo' di posacenere e dal primo cassetto tiro fuori il pacchetto mezzo pieno di Diana light. E' il nostro piccolo peccato da casalinghe disperate, la sigaretta della sera.
Lei è arrabbiata con me perché ha scoperto di Luca.
Ma io sono una buona madre e una buona moglie e diavolo questo è il prezzo che paghiamo, come si fa ad essere fedeli per una vita intera. Luca ha ventitre anni e non sa niente della vita, scopiamo e poi lo carezzo affettuosamente.
Voglio bene a Paolo, e gli sono grata di quello che fa per noi. Adoro aspettarlo la sera, scherzare con lui. Amo il nostro vocabolario familiare. Se questo non è amore allora cos'é l'amore.
- Dovresti darci un taglio, dice lei.
- Non sono affari tuoi.
- Sono sempre tua madre.
Sarà sempre mia madre. Come papà sarà sempre mio padre.
Ricordo l'immagine della porta del cimitero, un grande muro, alto, circondato di sterpaglie bruciate dal sole. La porta gotica con la grande croce al centro, le due piccole finestre sbarrate simmetriche, l'aria immobile nel pomeriggio di Agosto. Ci sono tombe singole e tombe in gruppo, nessuna aveva la terra smossa davanti.
Alcune avevano edera sulla pietra, altre foto in bianco e nero.
Papà quel giorno aveva solo calce intorno ad una lastra non incisa, in alto, sopra altre persone morte.
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