09 novembre 2014

Le telecamere delle banche

Quando Davide uscì dall'ufficio erano le otto passate, il portiere aveva già iniziato il suo giro per spegnere le luci. Il viale bagnato di pioggia era ancora pieno di macchine, pendolari della circolare in coda per tornare a casa.

La notizia dell'incidente gli era arrivata nel pomeriggio scorrendo la cronaca locale su internet in una delle rare pause che si concedeva. Un bambino era stato investito mentre attraversava la strada in bicicletta, e l'autista non si era fermato per soccorrerlo. 
Camminò fino al punto in cui era successo, a poche decine di metri dal suo portone.
Si fermò sul marciapiede e riuscì a scorgere la chiazza scura del sangue sull'asfalto, contornato da un cerchio bianco disegnato da qualche poliziotto.
Poco indietro altri segni, e pezzi di fanale.
Più tardi a cena ne parlò con Susanna, "come avrà fatto quello lì a scappare in pieno giorno senza che nessuno prendesse la targa?".

Il giorno dopo, uscendo, guardò di nuovo i bambini giocare nel parchetto come se niente fosse.
Quei bambini crescevano con lo stesso fatalismo dei loro genitori in una giungla di palazzi vecchi e strade sporche.
Il cinese gli appoggiò un caffé davanti, e Davide si allungò a prendere lo zucchero, ripensandoci subito. Lo zucchero era nell'elenco dei divieti.
Un tizio alle macchinette metteva dentro meccanicamente una moneta dopo l'altra, il pacchetto di marlboro appoggiato sopra. "che cazzo di gente", pensò, pentendosi subito di averlo fatto, "è questo posto di merda che rende tutti intolleranti".
"Sai, esci di casa, e quando torni la trovi occupata e non riesci più ad entrare, e arrivederci e grazie".

Durante lo staff meeting del mattino vennero distribuiti i progetti per il trimestre successivo.
A Davide venne assegnato il più importante, la gara per la costruzione dell'impianto di rigassificazione. Poteva essere un'ottima opportunità per ottenere un aumento, anche se gli sarebbe costato un bel surplus di ore lavorative. 
Tornato alla scrivania con il plico sotto braccio, aprì il sito delle notizie e cliccò la cronaca locale.
Si parlava dei ritardi della nuova linea della metro, del rischio di esondazioni per le piogge in arrivo, un noto attore aveva pestato la moglie. 
Uno di quegli attori delle fiction che piacciono tanto alla madre di Susanna.
Anche sua nonna guardava quella roba, anche se non si chiamava ancora fiction. Il nonno usciva a fare una passeggiata, faceva il giro del quartiere fino al curvone e tornava indietro.

Davide si mise al lavoro. 
Iniziava sempre leggendo il briefing del progetto, ed annotava su un blocco i requisiti per partecipare alla gara. Li avrebbe spuntati uno alla volta nelle settimane successive.
"Davide, mi raccomando vogliamo il massimo, la casa madre punta tantissimo su questo progetto".
Il collega aveva piazzato sulla scrivania una specie di mini campo da golf da giocare con le matite, ogni tanto raccontava le sue scopate con la moglie.

Susanna, a cena, aveva risposto distrattamente, "di solito poi li beccano con le telecamere delle banche".
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