05 marzo 2010

Stanze vuote

Comincia con lei nuda sul letto, che inizia a farneticare di mettere ordine nella sua vita, che pensa sempre al suo ex -un ragazzino- e tutto il resto, che io e la mia musica e la sicurezza dov'é, ed ho ventotto anni non posso andare avanti così devo prima capire me stessa.
Stupida troia, avrei voglia di dirle, sempre DOPO aver scopato eh?
Niente di nuovo sul fronte occidentale, non sarà la prima ma spero sia l'ultima di questa serie.

Continua a parlare completamente a vanvera, come uno di quei navigatori satellitari che hanno perso il gps e non riescono più a dare un senso alla loro esistenza.
Ho bisogno di stare un po' da sola, capire qual'é la mia strada, cosa voglio e tu hai molti più anni di me, non so mi sembra sbagliato.

E per me è come in quella canzone dei Massimo Volume.

Inizio a pensare al modo in cui a volte le cose vanno, a come tutto possa esplodere all'improvviso e non resta altro che guardare i disegni sulle mattonelle del pavimento.
"vorrei un paio di stivali proprio come quelli di John Wayne".

Metto su la moka, la sua coinquilina viene fuori dall'altra stanza in mutandine e reggiseno, mi vede pensieroso e mi offre una delle sue sigarette.

Non è imbarazzata, ho fatto più volte la doccia nel suo bagno negli ultimi tre mesi che all'ostello.
Mi fa "oggi mi sento di merda", dev'essere la giornata penso.
Raccolgo le mie tre cose, saluto la coinquilina e lascio lei a piangere nel cesso, tirando dietro di me la porta per l'ultima volta, senza sbatterla, silenziosamente.
Niente di nuovo, confermo.

Una mattina davanti al portone dell'ostello ho visto una signora che scivolava sul marciapiede ghiacciato.
Sul giornale poi hanno scritto che si era trattato di un fenomeno chiamato "ghiacciata".
Lì per lì ho riso di gusto, perché la scena è stata abbastanza comica.
Mentre un passante la aiutava a rimettersi in piedi, mi sono sentito un po' in colpa.
Ho fatto qualche passo e sono scivolato anche io.
Ho sceso dandoti il braccio almeno un milione di scale.
Poi ho riso di nuovo.

Qualche giorno fa Bertrand mi ha praticamente costretto ad andare ad una festa.
Ultimamente sono un po' pigro.
Ad essere sincero mi sono divertito, ho bevuto qualche superalcolico e guardato le signore.
Mi chiedo se sono ancora in grado di piacere alle donne.. ne dubito fortemente.
Bertrand sostiene che dovrei rimettermi in gioco, che non sono abbastanza vecchio per rinunciare a farmi una famiglia. Ha pure provato a presentarmi delle sue amiche quarantenni un po' troie.

Passeggiando verso casa abbiamo chiacchierato del più e del meno, e per quanto provi a mascherarlo credo che Bertrand un po' mi invidi.
In fondo la libertà ha un prezzo, e non tutti sono disposti a pagarlo.
Non che io abbia dovuto fare delle particolari acrobazie per accaparrarmi tutto questo.
E' bastato far andare il flusso delle cose per loro conto, ed aspettare trentotto anni per rendermi conto di essere un fallito.
Ma Bertrand non può capirlo, mi vede come uno spirito libero, sono semplicemente uno stronzo qualunque che non ha un cazzo.

Non è sempre stato così, ma ora è così.
Conservo delle calamite da frigorifero a ricordarmi di aver avuto una vita.
Ogni volta che le guardo mi sento come se mi sparassero in mezzo agli occhi.

Chiudiamo dentro scatole pezzi di vita andati.
Restano stanze vuote.
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