10 aprile 2012

Il lungo inverno (Capitolo primo)

Ora che siamo qui, sdraiati su questo prato in un magnifico giorno di Maggio, a goderci il sole caldo e il vento tra gli alberi ho la certezza che si, il lungo inverno è finalmente finito. 
Sotto di noi il pendio scosceso, i colori sfumati della primavera avanzata, che più in basso diventano pastello di case, ed ancora più giù diventano blu di mare.
Immaginate la mia storia come uno di quei film indipendenti degli ultimi anni, e questa come la scena iniziale e finale allo stesso tempo: la camera parte su un campo stretto su noi due e poi si allarga allontanandosi lentamente, mentre una musica fatta di rullante, chitarra pulita, pianoforte e violino (suonata da uno sconosciuto ma emergente gruppo indierock) accompagna il nostro diventare due puntini immobili ed indefiniti nell'infinito verde e blu che ci circonda.

Tutto inizia il giorno in cui in una partita di calcetto tra amici centrai in pieno la famosa triade infausta: lesione del legamento collaterale, crociato anteriore, e menisco.
La mia carriera di calciatore semiprofessionista si era interrotta anzitempo diversi anni prima, a causa dell'evidente limitatezza del mio controllo di palla, ed alla scarsa voglia di allenarmi con regolarità. 
Per sfogare quindi la voglia di calcio giocato che affligge la maggioranza degli esemplari di sesso maschile italiani in età compresa tra i sette ed in settanta, non mi restava altra scelta che dedicarmi alla classica partitella di calcetto tra amici della domenica pomeriggio.
Lo spettro di soggetti che calca i campi di calcetto la domenica pomeriggio è quantomai ampio: dal ventenne in forma campionato, al quarantenne obeso, al trentenne fiacco come me.
Quella domenica mi recai all'appuntamento con il consueto entusiasmo, felice di poter far valere come ogni settimana il mio perentorio stacco, l'anticipo assassino "palla o morte", che mi avevano reso tristemente noto sui campi di tutta la regione, fino a farmi battezzare come il "Pablo Montero della Riviera".

La telecronaca immaginaria sarebbe stata pressapoco così.
Siamo al cinquantesimo minuto di gioco di questa appassionante classicissima tra scapoli ed ammogliati che vede in vantaggio gli scapoli per dodici reti ad una. 
Un pubblico delle grandi occasioni scalda i valorosi in campo, inquadrata sugli spalti la bellissima moglie del commercialista Branzini con i due figlioli, ed al suo fianco possiamo individuare l'ennesima fiamma dell'avvocato civilista Pericu, il quale proprio in questo momento (maglietta di Kakà) lancia un bel pallone in profondità. Ma ecco che il fulmineo Pablo Montero della Riviera capisce tutto ed a falcate imperiose sembra poter anticipare l'attaccante avversario. Ma, attenzione! L'attaccante avversario, il temuto Panzer, non si avvede dell'anticipo e calcia a vuoto mancando clamorosamente il pallone e centrando in pieno l'elegante difensore che rovina con un tonfo spaventoso al suolo.
Amici l'infortunio sembra grave a giudicare dalla sua smorfia di dolore!
Il pubblico impietrito assiste alla scena, mentre noi lasciamo la linea ad un minispot.

E fu così che centrai la mitologica triade infausta.
Dopo una nottata di dolore mostruoso con una confezione di fagioli congelati sul ginocchio, durante la quale meditai di amputarmi la gamba con un coltellaccio da cucina, decisi di recarmi di buon ora al pronto soccorso locale. 
Il medico di turno, un giovanotto inesperto e saccente, mi tastò per pochi istanti prima di sentenziare con distaccata professionalità: "è da operare".
Odio profondamente i medici di turno, perché sono completamente assuefatti ed insensibili al dolore altrui, e si lanciano in diagnosi affrettate nonostante tu pensi di meritarti almeno un centinaio di esami, tra raggi, risonanze magnetiche, consulti tra luminari, prima di prendere una decisione così grave.

In quei momenti frenetici pochi ma definiti pensieri ti affollano la mente.
1) Rimarrò zoppo per tutta la vita con pezzi di ferro nel ginocchio.
2) Avrò un sacco di tempo per giocare ai videogiochi.
3) Voglio la mamma.

Il lungo inverno era alle porte, ed io mi apprestavo ad una dolorosa operazione chirurgica.
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1 commento:

Anonimo ha detto...

Era dicembre quando cercando di recuperare un pallone da un avversario (forse il primo tentativo della carriera!!) il ginocchio si è girato: "rottura completa lca" recitava l'esito della risonanza.
Il 4 aprile l'intervento e a distanza di una settimana di ghiaccio,ghiaccio e ghiaccio posso cominciare fisioterapia...finalmente!
Per cui in bocca al lupo, per quello che può valere l'intervento non è stato doloroso (ho fatto anestesia spinale) e nel post ti bombano con antidolorifici...nel proseguimento della riabilitazione vedremo.

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