25 maggio 2012

Possa null'altro che felicità bussare alla tua porta

Portami in qualche posto carino, disse lei salendo in macchina.
Manuel aveva conosciuto Lucie pochi giorni prima, in pausa caffé. Lucie aveva appena iniziato uno stage di sei mesi postuniversitario, e, spaesata, si aggirava per la prima volta nel mondo del lavoro, degli uffici, delle gerarchie. Manuel prese un 42 dalla macchinetta e con la chiavetta, della quale lei non beneficiava, le offrì un caramelloso ginseng.

Per lui il periodo di déplacement era quasi terminato, ed a breve sarebbe rientrato in Italia all'ordinaria amministrazione. 
Io non sono come quegli stronzetti viziatelli che possono andarsene a fare l'erasmus cazzeggiando beatamente per un anno in qualche città spagnola, io all'università ho dovuto cagare sangue da studente lavoratore. Lo scientifico eh? Ma conosce il latino? Quel merdoso professore al secondo esame. Ficcateli in culo i brocardi, bastardo.

Lucie sorrideva nonostante la pioggia battente, ed immediatamente allungò le gambe come una ragazzina ed inizò a smanettare con l'autoradio, skippando una traccia dopo l'altra. Il disco era Come on Die Young, ed anche mettendo avanti all'infinito da lì non si sarebbe scappati per nulla al mondo.
Manuel d'altronde non aveva portato una gran collezione di dischi per quel lungo soggiorno, giusto i Mogwai, Nick Drake, qualcosa dei Radiohead. In un negozio di dischi ai Docks aveva comprato per pochi euro una raccolta di Tim Buckley.
Trovare un posto carino in una giornata ottobrina così macabra non sarebbe stato facile.
Manuel imboccò quasi senza pensarci il ponte di Normandia, e, nonostante le secchiate d'acqua sollevate dalle bisarche a passo d'uomo, non si poteva restare indifferenti allo spettacolo del fiume che diventa mare in uno scontro perenne tra acqua dolce ed acqua salata.
Ti sei mai chiesto come facciano i pesci a capire quando finisce il mare ed inizia il fiume e viceversa?
No, non se lo era mai chiesto.
Sai non credo ci sia un confine così netto, forse ci sono punti in cui il mare è un po' meno salato ed il fiume un po' più salato.
Ma non ne era certo per niente.

Quando parcheggiò ad Honfleur era già quasi buio, sebbene non fosse passata neppure mezz'ora dal momento in cui avevano timbrato il cartellino in uscita, salutando Bertrand, l'usciere di colore.
Girò intorno alla macchina con l'ombrello aperto, cavallerescamente, e si infilarono in un bistrò.
Lucie era dannatamente carina, anche se all'apparenza un po' stupida, ma forse era solo la giovane età.
Il suo abitino nero e le forme un po' generose mettevano Manuel in uno stato di esaltazione.
Lucie insistette per ordinare le lumache.
Devi succhiarle così dal guscio, in un colpo solo.
Ma è disgustoso, ecouerant!
Bevvero Chablis e Manuel un doppio Calvados che lo aiutava ad essere molto più sciolto di lingua, nel suo francese figlio dell'esperienza, e di modi.

Il ristorante La Petite Brocante era uno dei più conosciuti di Honfleur, e ad un tavolo poco distante erano seduti quattro colleghi decisamente abbevazzati, che avevano immediatamente individuato la coppietta atipica a lume di candela: l'ospite italiano e la giovane stagista puttanella.
Manuel si sentì gli occhi puntati addosso tutta la sera, immaginandosi il pettegolezzo del mattino successivo in sala relax. I rapporti di quel tipo non erano particolarmente benvenuti in azienda.
Poco male, pensò. Poco male, che cazzo me ne frega.
Al ritorno lo attendeva la sua noiosissima fidanzata.
E i sabato pomeriggio all'Ikea.

Uscirono a braccetto, fuori aveva smesso di piovere ed un vento ghiacciato sferzava il lungomare.
Passeggiarono un po', e Manuel le infilò la lingua in bocca e lei l'accolse con morbidità.
Non essendoci nessuno in giro Lucie gli infilò la mano nei pantaloni iniziando a tirargli una sega.
Lei aveva un sapore di buono.
Lui aveva il sapore del sigaro a causa della bruciacchiante dose di Calvados.
Hai capito la puttanella, neanche il tempo di limonare un po' e ce l'ha già in mano.
Come quella vacca che mi sbattevo ai tempi. Neanche il tempo di salire in macchina sotto casa e stava già spompinando, era un'idrovora.

Lucie non era particolarmente attratta da Manuel, ma era stato gentile, ed un lavoretto se lo meritava.
In quei giorni di merda, in quella città di merda, in quell'open space di merda, dove nessuna delle colleghe se la cagava neanche di striscio, perché era giovane e carina e formosa, dove i colleghi la guardavano come dei bavosi del cazzo. Almeno Manuel l'aveva fatta ridere, l'aveva portata fuori.
Certo, al suo rientro a Nancy non avrebbe detto niente al suo fidanzato.
Quel pallone gonfiato pezzo di merda naziskin.
Manuel le venne in mano, e si sporcarono entrambi.
Avrebbe avuto voglia di alzarle il vestitino, tirarle giù le calze e le mutandine e prenderla da dietro, ma forse era un po' troppo per un lungomare. Pensa se i colleghi fossero passati di lì.
E poi così eccitato e senza preservativo rischio veramente di fare un casino.
Tornarono indietro pieni di allegria, facendosi scherzetti, prendendosi in giro.
Manuel si sentì improvvisamente un po' innamorato di Lucie, della sua vitalità sorridente.
Una sensazione adolescenziale e rara per lui, e fu piacevolmente stupito da come le cose possano cambiare improvvisamente, di come si possa passare dal vuoto al pieno, dall'atmosfera allo spazio, dal fiume al mare.
La strinse a sé, lei ridacchiò, e lui le schioccò un bacio, tenero, affettuoso: giusto nel caso in cui non ci vedessimo mai più.

Appena salirono in macchina ricominciò a piovere a dirotto.
Lucie era stanca, e dopo pochi chilometri si addormentò.
Manuel vide sbucare la mercedes troppo tardi, quando ormai non c'era più nulla da fare per evitare l'impatto. Sembrava surreale essere centrati in pieno da un mostro nero lanciato a tutta velocità sotto la pioggia. Vide solamente per un attimo Lucie voltarsi verso di lui, incapace di comprendere quel momento, passando in un istante dall'acqua dolce del sogno, all'acqua salata della vita.
Manuel non percepì alcun dolore, non gridò, quando il lato guida venne polverizzato dal muso pesante dell'auto tedesca, sparando la berlina francese a diverse decine di metri di distanza.
Sentì solo stridore di metallo fragoroso ed assordante accartocciarsi orribilmente su di lui.
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2 commenti:

MeDiAmEnTe IsTeRiCa ha detto...

Sono le stesse lettere che avrei voluto tanto scrivere anch'io.

Mersault ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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