20 settembre 2009

Un mio amico che deve morire

Eric mi ha raccontato che ci sarebbero un sacco di cose che vorrebbe fare nella vita.
Non "che avrebbe voluto fare".
Seppure lo specialista, con tono di estrema partecipazione emotiva condita con il dovuto distacco professionale, gli abbia comunicato che morirà.
E lui ha risposto "minchia!".
Avrà il suo momento di gloria, non come lo aveva sognato.

E che gli dici ad uno così? Mi dispiace non va mica bene.
Non gli dici nulla in fondo, che tanto per quanto io possa volergli bene dopo qualche tempo da quel giorno io sarò nel mondo a godermi la mia vita e lui invece sarà sotto terra a marcire.

Però Eric deve aver raggiunto un livello di consapevolezza che è oltre la mia immaginazione: ha ancora la forza per divertirsi in compagnia e per bere un bicchiere di vino io e lui, ascoltando i miei dischi tristi.
Ha capito che mi comportavo in maniera diversa dal solito solo perché ho comprato una bottiglia più costosa di un'euro e cinquanta.
Ma sotto i tre euro, che il vino francese ce lo scoliamo la sera prima della partenza.

Ad Eric scoccia di sicuro andarsene, perché ha ancora un sacco di cose in ballo qui.
E' come quando l'azienda ti trasferisce a fanculo e sei costretto a prenderla con filosofia, "d'altronde ho ancora un lavoro" ti dici.
Però in quegli anni ti eri costruito il tuo mondo e ti tocca ripartire da zero in un posto che non conosci.


Insomma è una scocciatura non da poco morire.
"Però la figata è che alla banca ho restituito un decimo dei soldi."


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